Interviste impossibili 1
May 1, 2025 In un dialogo immaginario tra Beato Angelico e Marco Ravenna, fotografo del patrimonio culturale italiano, emerge il valore della lentezza, della luce naturale e della responsabilità nel documentare l’arte sacra. Una riflessione sulla fotografia come atto di servizio e custodia della memoria.
In un incontro immaginario, sospeso tra passato e presente, Beato Angelico — pittore, frate domenicano e poeta della luce — intervista Marco Ravenna, fotografo del patrimonio culturale italiano.
Beato Angelico (con voce serena):
«Fratello Marco, tu hai scelto di dedicare la tua vita a custodire, attraverso le immagini, la bellezza che altri hanno creato. Da dove nasce questa vocazione?»
Marco Ravenna (sorridendo con gratitudine):
«Dal desiderio di servire la bellezza, come voi avete fatto con i colori e la preghiera. Fin dai miei anni giovanili, al liceo classico di Correggio, grazie a maestri come Ermanno Dossetti, e poi al DAMS di Bologna, con professori come Barilli, Squarzina, Emiliani, Eco e Cervellati, ho imparato che la cultura non è solo sapere, ma responsabilità. Fotografare un’opera o un luogo significa custodirne la memoria.»
Beato Angelico:
«Voi dunque non cercate la gloria personale, ma vi fate umile servitore delle cose create. Quali strumenti vi guidano in questo cammino?»
Ravenna:
«Fino al 2000, ho lavorato esclusivamente con la pellicola di grande formato. Ogni immagine era frutto di attesa, di studio, di rispetto assoluto per la luce naturale, come se dovessi raccogliere un soffio divino. Ho pubblicato oltre cento volumi, seguendo le indicazioni di centinaia di studiosi, lavorando con pazienza e fedeltà. Non ho mai voluto “interpretare”, ma restituire, affinché chi guarda potesse avvicinarsi all’opera con verità.»
Beato Angelico (annuendo con dolcezza):
«Chi crea o custodisce bellezza deve farlo con spirito puro. E oggi, in questi tempi rapidi e spesso distratti, qual è la vostra sfida più grande?»
Ravenna:
«La sfida è resistere alla superficialità. In Italia siamo rimasti in pochi a lavorare con questa dedizione sui beni culturali. Fotografare una chiesa antica, un affresco, una scultura, non è soltanto riprodurla: è entrare in silenzioso dialogo con essa, ascoltarla. Anche nei pochi video che realizzo ora, cerco sempre di mantenere questa lentezza, questo rispetto, senza sovrapporre la mia voce a quella delle opere.»
Beato Angelico (con un sorriso luminoso):
«Chi contempla con amore sincero diventa strumento di grazia. Voi, fratello Marco, avete scelto di essere occhio che non possiede, ma che custodisce. Che il vostro cammino sia benedetto.»
Marco Ravenna (chinando leggermente il capo):
«Vi ringrazio, Maestro. La mia più grande ambizione resta quella di servire la memoria e la bellezza, con umiltà e fedeltà.»